Il 13 giugno 1542 un terremoto del IX grado della scala Mercalli causò crolli diffusi e inagibilità di gran parte del patrimonio edilizio in una ventina di località mugellane, e tra queste Barberino, Borgo San Lorenzo, Scarperia e Vicchio. Le testimonianze storiche, pur imprecise, danno conto di molte vittime e del fatto che dei circa 12 mila abitanti della zona ne morirono, secondo fonti diverse, da 120 a 500, e il numero complessivo delle case distrutte o rese inagibili fu da 1200 a 3000.
L'8 settembre 1611 un terremoto dell'VIII grado della scala Mercalli colpì Scarperia, interessando anche la frazione di Cerliano: non si segnalarono morti, ma gravi lesioni agli edifici.
Il 5 aprile 1762 la terrà tremò a Sant'Agata e Scarperia, con un'intensità del IX grado della scala Mercalli.
Il 26 ottobre 1843 si ricorda il terremoto a Barberino di Mugello, dell'VIII grado della scala Mercalli.
Il 6 febbraio 1845, il terremoto di Borgo San Lorenzo - Vicchio, dell'VIII grado della scala Mercalli.
Il 29 giugno 1919 si verificò il terremoto di Vicchio, IX grado della scala Mercalli, che rappresenta uno dei terremoti di maggiore intensità (gli viene atttribuita una magnitudo 6,2 della scala Richter) verificatisi nel corso dell'ultimo secolo nell'Appennino settentrionale. È anche il più catastrofico, per effetti, di quelli che hanno interessato il territorio fiorentino, con oltre 100 morti, circa 4000 feriti e migliaia di senzatetto.
Firenze, 29 giugno
"Triste, che nessuna gioia abbia possibilità di consumarsi senza che l'ombra di nuove sventure la copra - e che durano pure le gioie? Credevamo per un minuto nella serenità della pace firmata, di aver vinto
la Morte, ed eccola sopravvenire nelle sue cieche forme collettive. Ieri era la prima festa cristiana dopo la firma della pace: gli edifici pubblici erano imbandierati e una folla tranquilla e serena empiva le strade. Per tutto il giorno questo popolo che appena cominciava a respirare la nuova aria di quiete nella nuova luce è stato minacciato dalla più cieca, più improvvisa, più odiosa delle morti.
Intanto a poche diecine di chilometri, nel bel Mugello verde, le case e i tempii crollavano, e la morte mieteva. Non sembra in verità che vi sia quiete o riposo per questa razza umana.
Tutto l'apparecchio di connessione, di legame, di comunicazione tessuto dall'uomo a unirsi e a tenersi stretto era distrutto in pochi minuti: i pali telegrafici e telefonici abbattuti trascinavano i fili, e i villaggi
della zona devastata si trovavano privi di comunicazione... Così la natura si fa giuoco delle nostre precauzioni.
I lettori troveranno nella descrizione dei nostri inviati speciali e corrispondenti, la prima vivida impressione del disastro, del quale ancora a quest'ora non si può misurare precisamente né l'estensione né la
gravità. Quello che è per adesso urgente è di riunire quella rete di solidarietà che la mancanza di comunicazioni e di notizie ha potuto forse per qualche ora far credere interrotta agli abitanti del Mugello.
Essa non è interrotta: quando Firenze saprà che non si tratta di qualche casa lesionata, ma di villaggi distrutti, di vittime, di feriti, di popolazione senza tetto, essa darà tutto il suo cuore e tutta la sua energia a sollevare i colpiti dalla sventura.."
La Nazione, 30.06.1919
Al mattino del 29 giugno 1919 due leggere scossette l'una a 4h52m, l'altra 8h44m, seguite da un'altra fortissima a circa 9h15m, furono avvertite a Borgo S.Lorenzo. Alle 16h06m dello stesso giorno sopraggiunse il massimo sismico che per gli effetti prodotti può essere classificato fra il IX e il X grado MCS: Vicchio, S.Godenzo, Borgo S.Lorenzo, Scarperia, Dicomano, Barberino di Mugello, Poppi e Bibbiena furono i paesi più crudelmente provati dalla sventura. La zona di paese ove il terremoto estese la sua azione distruttiva comprendeva l'intiero Mugello e la cosidetta bassa Val di Sieve, il Casentino sino a Bibbiena e quasi tutta la Romagna Toscana. L'estensione di questa zona raggiunse i 2300 kmq. I comuni colpiti furono 27 dei quali 9 in Mugello, 8 in Casentino e 10 nella Romagna Toscana. 100 le vittime, 400 circa i feriti, mentre le case distrutte o rese inabitabili furono oltre 800 soltanto in Mugello. A Santa Sofia e Bagno di Romagna furono demolite case già danneggiate dal terremoto del 10 novembre 1918 in seguito all'aggravarsi dei danni. Furono danneggiate molte case nel comune di Civitella di Romagna. Nei comuni di Mortano e Galeata pochi fabbricati crollarono, ma molte case furono lesionate e rese inabitabili. Danni gravissimi furono causati alle campagne, dove non rimase alcuna casa colonica abitabile. In provincia di Arezzo il terremoto lesionò gravemente le case di Pratovecchio e Poppi; a Chiusi Casentino e Chitignano si aggravarono i danni del terremoto del 19 novembre 1918. In provincia di Pesaro vi furono crolli e lesioni a Pennabilli.
(A. Cavasino, I terremoti d'Italia nel trentacinquennio 1899 1933, Roma, 1935)